Ultimo aggiornamento: 05.02.21

 

Tra falsi miti e pubblicità ingannevoli, è allerta alimentare anche per i nostri amici animali.

 

Nell’ultimo periodo, le case italiane che ospitano un felino sono aumentate in maniera esponenziale, e tra i principali obiettivi dei padroni c’è anche quello di fornire all’animale un’alimentazione completa ed equilibrata. In merito al pet food, in effetti, se ne vedono e sentono di tutti i colori, e tra miti da sfatare e spot pubblicitari ingannevoli, diventa sempre più difficile scegliere con consapevolezza il cibo da somministrare al proprio gatto, soprattutto se non si sa come destreggiarsi tra prodotti industriali e cucina casalinga.

Sebbene il tema dell’alimentazione per cani e gatti sia oltremodo complesso, di recente è stata lanciata un’allerta alimentare anche in merito ai prodotti per animali, che riguarda tutti i paesi, compresa l’Italia.

In realtà, individuare un ottimo cibo per gatti (ecco la lista dei migliori prodotti), che sia prima di tutto di qualità e sicuro per la sua salute, non è poi così complicato: non occorrono particolari competenze scientifiche né specifici strumenti di analisi, poiché basta dare un’occhiata all’etichetta e alle altre indicazioni riportate sulla confezione. Tuttavia, anche in questo caso vale la regola “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”, perché non tutti i produttori rispettano le regole e, di conseguenza, non è detto che la lista degli ingredienti, obbligatoria per legge, sia esente da qualche piccola magagna.

 

Il cibo fatto in casa è migliore del pet food?

Molti padroni sono convinti che preparare in casa il pasto per il proprio gatto è la soluzione migliore per garantirgli il giusto apporto di nutrienti attraverso l’utilizzo di ingredienti sicuri e di qualità. Questa convinzione deriva dal luogo comune secondo cui il cibo preconfezionato è inadatto a soddisfare i suoi fabbisogni nutrizionali, oltre a contenere diverse sostanze, come additivi e conservanti, ritenute dannose per la sua salute.

Ma se da un lato è vero che i felini hanno esigenze molto diverse rispetto a quelle degli esseri umani e dei cani, che variano in base all’età, al peso e allo stile di vita, dall’altro uno dei principali rischi legati a una dieta casalinga è quello di offrire all’animale un’alimentazione sbilanciata, con tutte le eventuali ripercussioni sul suo stato di salute generale nel medio-lungo periodo.

Il cibo fatto in casa spesso non è completo di tutti i nutrienti di cui necessita, e il motivo è da ricercarsi proprio nell’eterogeneità delle sostanze da bilanciare: aminoacidi, acidi grassi, fibre, vitamine, minerali… inserire tutti questi elementi in un’unica dieta potrebbe risultare abbastanza difficile e si potrebbe correre facilmente il rischio di somministrare in percentuale maggiore alcuni nutrienti a discapito di altri, con la conseguente comparsa di malattie e disturbi vari.

Ci preme, pertanto, sfatare il mito secondo cui crocchette e cibo in scatola sono il male assoluto: sebbene la maggior parte venga realizzata con scarti alimentari e appetizzanti artificiali, si tratta pur sempre di alimenti completi, poiché studiati per fornire ai nostri amici animali tutto ciò di cui hanno bisogno per condurre una vita sana e regolare, con costi variabili in base alla qualità delle materie prime utilizzate, proprio come accade con i nostri prodotti.

 

 

Una questione di legge

Un’altra credenza popolare relativa al pet food è quella secondo cui le materie prime contenute nel cibo preconfezionato non sempre corrispondono a quanto dichiarato sulla confezione: è opinione comune, infatti, che dietro agli ingredienti riportati in etichetta ce ne siano altri abilmente occultati dai produttori. Non tutti, però, sanno che per le aziende è praticamente impossibile percorrere questa strada senza incappare nelle severe sanzioni previste dai regolamenti vigenti in materia di sicurezza e etichettatura alimentare.

La normativa europea relativa al pet food (la cosiddetta General Food and Feed Law) sancisce, infatti, il livello di qualità e sicurezza delle materie prime impiegate che, oltre a essere sottoposte ad attenti controlli, devono provenire solo dalla macellazione di animali dichiarati idonei al consumo umano dal Servizio Veterinario Nazionale.

La legge, inoltre, fornisce ai consumatori tutti gli strumenti necessari per effettuare una valutazione attenta delle caratteristiche del prodotto: basti pensare, per esempio, all’obbligo del produttore di indicare sulla confezione se si tratta di un alimento “completo”, ossia capace di coprire l’intero fabbisogno nutritivo del felino, o “complementare”, cioè da utilizzare come integrazione alle diete casalinghe o ai comuni croccantini.

Ovviamente, è importante anche consultare il proprio veterinario di fiducia, che grazie alle sue competenze sarà in grado di stabilire l’idoneità dell’alimento alle caratteristiche fisiche e patologiche dell’animale.

 

Gatti e intolleranze alimentari

Proprio come gli esseri umani, anche i gatti possono manifestare una o più intolleranze alimentari verso determinati cibi presenti nella loro dieta. Spesso si tratta di una predisposizione naturale legata alla razza o al sesso, ma il più delle volte a metterci lo zampino sono anche altri fattori, come malattie, stress, vita sedentaria o alterazioni della flora batterica intestinale.

È importante, però, non confondere le intolleranze alimentari con le allergie vere e proprie, sebbene i sintomi siano piuttosto simili: dermatiti, prurito incoercibile, vomito, diarrea e così via. L’intolleranza alimentare, in effetti, è una reazione avversa dell’organismo a specifiche proteine contenute in determinati alimenti, per cui non dipende tanto dalla quantità di cibo somministrata all’animale, quanto invece dal tipo di alimento ingerito, ed è chiaro che anche l’assunzione di una piccola percentuale della sostanza incriminata potrebbe scatenare un’immediata e pericolosa risposta del suo sistema immunitario.

Inoltre, possono manifestarsi in modo improvviso, nel senso che il felino potrebbe diventare intollerante a un determinato alimento da un giorno all’altro anche se era solito mangiarlo regolarmente da parecchio tempo.

 

 

La giusta dieta

Come comportarsi, dunque, se il nostro gatto presenta tutti i sintomi di un’intolleranza alimentare? Sicuramente, un esame allergologico può essere di grande aiuto per stabilire le cause di allergie e intolleranze, ma il più delle volte il metodo di elezione dei medici veterinari è l’adozione di una dieta privativa, nota anche come dieta a eliminazione. Questa tecnica è sicuramente meno invasiva rispetto ai comuni test clinici e consente di determinare il nesso tra la somministrazione di determinate sostanze e la comparsa di specifici disturbi fisici.

Il principio su cui si fonda questa dieta è che il gatto non dovrebbe manifestare reazioni avverse nei confronti di un alimento che non ha mai ingerito prima, e al termine di questo trial diagnostico si potrà elaborare una dieta personalizzata di mantenimento volta a limitare l’alimentazione alle sole fonti proteiche tollerate dal suo organismo.

Inoltre, è possibile mantenere in remissione il gatto sia facendo ricorso a specifiche diete ipoallergeniche proposte dalle aziende produttrici di pet food sia attraverso l’alimentazione casalinga, che dovrà comunque garantirgli un apporto bilanciato di vitamine, minerali e acidi grassi.

Tuttavia, potrebbe capitare che il felino sviluppi una reazione avversa anche alle fonti proteiche presenti nella dieta di mantenimento, nel qual caso sarà necessario sottoporre l’animale a un ulteriore test analitico per trovare il “responsabile” di questa nuova intolleranza.

 

 

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