Sintomi e cura naturale per la leishmaniosi del cane

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Una malattia cronica, lunga e dolorosa, trasmissibile anche all’uomo e fatale se non diagnosticata in tempo. Scopriamo insieme cos’è e come è possibile prevenirla.

 

Cos’è

La leishmania è un genere di protozoi, ovvero dei parassiti intracellulari, che se non debellati in poco tempo possono causare una serie di sintomi e patologie piuttosto gravi. Questi provocano una condizione cronica, per la quale purtroppo non vi è un rimedio definitivo.

Fu scoperta nel 1903 grazie al medico scozzese William Boog Leishman durante lo studio della kala azar, conosciuta oggi come leishmaniosi umana, una malattia diffusa in India che si manifesta con lesioni cutanee e spesso la morte dei militari inglesi.
Tali parassiti possono dunque infettare non soltanto i cani, ma anche roditori, cavie e persino le persone. Ne sono invece immuni i gatti e altri animali.

Si può dividere in cinque stadi differenti: quello A riguarda l’esposizione, ovvero la possibile presenza di protozoi nel sangue; B indica l’infezione ma non implica la necessità di una cura, poiché potrebbero non esserci sintomi. Alla fase C il cane viene classificato come malato, alla D il quadro clinico si reputa grave, infine la E serve a segnalare ormai la refrattarietà ai medicinali e a qualsiasi trattamento. Gli ultimi quattro stadi presentano dei sintomi, che è possibile dividere a loro volta in tre tipologie: cutanei, mucocutanei e viscerali.

 

Come si trasmette la leishmaniosi

Come abbiamo visto, il genere leishmania si presenta sotto forma di protozoi, dei piccoli microorganismi dalla forma allungata. Tuttavia, la trasmissione non avviene direttamente tra parassita ad animale vertebrato, ma passa attraverso i flebotomi, degli insetti molto simili alle zanzare ma silenziosi e talvolta difficili da identificare.

Le punture di pappataci infetti rappresentano dunque il principale veicolo di contagio, tuttavia, non è escluso che ciò possa avvenire anche attraverso il sangue, per esempio durante le trasfusioni.

La moltiplicazione del parassita avviene con l’aumento di temperatura e umidità: per questo motivo, tale patologia è maggiormente diffusa in Asia ed Europa meridionale, come per esempio le regioni del sud Italia, anche se a causa del cambiamento climatico è possibile trovare numerosi focolai anche al nord. Il ciclo riproduttivo avviene nelle stagioni calde, in un arco temporale che va da maggio a ottobre, con picchi di sviluppo verso luglio o agosto.

I pappataci pungono generalmente di sera e al buio, ma quando le temperature si abbassano notevolmente o c’è vento, questi vengono disturbati e preferiscono restare nelle loro tane.

Nonostante anche l’uomo possa soffrire di leishmaniosi, non vi è alcun pericolo che la malattia si possa trasmettere direttamente dal cane, il quale non andrebbe assolutamente allontanato dalla famiglia, ma curato finché possibile. L’unico fattore di rischio è la presenza di persone con un sistema immunitario compromesso, che potrebbero considerarsi soggetti vulnerabili e da tenere al sicuro.

Le aree di sgambamento e la piscina per cani non sono dunque luoghi pericolosi o dove il contagio è maggiore: in assenza di sintomi il vostro compagno a quattro zampe potrà condurre una vita normale.

 

Leishmaniosi: sintomi e conseguenze

Per quanto riguarda i cani, la malattia si può manifestare anche dopo quattro o cinque anni dall’inizio dell’infezione e i sintomi possono essere molto diversi a seconda della risposta del sistema immunitario del soggetto colpito.

I primi a comparire sono quelli dermatologici, che si sviluppano nei pressi della puntura dei pappataci: per esempio nella tasca delle orecchie, ovvero l’angolo più esterno del padiglione, sulla pancia oppure sul naso. Con il passare del tempo tali problematiche possono peggiorare e sfociare in lesioni cutanee, ulcere, zone senza pelo, ispessimento della pelle e infine con un accrescimento eccessivo e innaturale delle unghie, un sintomo che generalmente indica un campanello d’allarme per la maggior parte dei proprietari e dei veterinari.

Le escoriazioni si manifestano per lo più sulle giunture degli arti, come gomiti, ginocchia e caviglie, ma anche sul muso, sul tartufo e sulle orecchie. Man a mano che la malattia progredisce iniziano a svilupparsi problematiche agli occhi, come congiuntivite, blefarite, ovvero un’infiammazione delle palpebre, o cheratocongiuntivite, che se non trattate in tempo possono causare persino cecità.

Anche i reni possono essere colpiti dalla leishmaniosi, con sintomi come perdita di proteine nelle urine, ematuria, e sete eccessiva con conseguente aumento della minzione. Quando oramai il sistema immunitario del cane è totalmente compromesso, l’intestino e gli altri organi ne risentono e ciò potrebbe indicare la resistenza dell’organismo alla maggior parte dei farmaci.

 

Cura

La leishmaniosi del cane è davvero una brutta patologia, che se scoperta in fase avanzata diventa sempre più difficile da curare, talvolta impossibile, ed è per questo motivo che i veterinari consigliano di effettuare un test rapido annualmente prima dell’inizio dell’estate.

Quando viene diagnosticata in assenza di sintomi non è necessario effettuare nessuna terapia: nel caso in cui invece l’animale dovesse rientrare nello stadio C verranno utilizzati farmaci antineoplastici, come per esempio il miltefosine, ma anche antimicotici e antibiotici per trattare le patologie a essa correlate.

Tuttavia, negli ultimi anni è stato sviluppato un vaccino leishmaniosi la cui efficacia è dimostrabile al 72% dei casi: si può somministrare a cani di tutte le taglie, compresi quelli di appena 1 kg di peso. Purtroppo però, gli animali già infetti non possono beneficiarne.

Come proteggersi

L’unica alternativa al vaccino è la prevenzione: installare zanzariere ai balconi e alle finestre è fondamentale, soprattutto per chi si trova nelle zone altamente endemiche come le regioni del sud Italia. Utilizzare antiparassitari specifici contro zanzare e flebotomi, spruzzare spray repellenti sulle persone può prevenire la leishmaniosi sull’uomo, poiché come per i cani, è altrettanto pericolosa e mortale.

Se temete di avere pappataci in casa vi suggeriamo di adoperare degli antiparassitari specifici per ambienti esterni, facendo però estrema attenzione ai gatti, che potrebbero accidentalmente leccare le zone trattate e intossicarsi.

Anche chi vive al nord Italia, o in regioni non considerate pericolose, dovrebbe proteggere se stesso e i propri animali da compagnia: negli ultimi anni infatti, la malattia ha iniziato a diffondersi ovunque, sia a causa del cambiamento climatico, sia per le centinaia di cani già infetto che vengono adottati dai canili del sud.

 

 

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